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Uccello Kankucho di Antonio Pepe




Che a Bò piacciano le fiabe, non v'erano dubbi, che abbia una passione sfrenata per storie che nascono lontano e che piano piano, seguendo il corso, arrivino fino al suo modo, neppure. Per questo, quando i nostri amici Antonio Pepe e Maria Vita Della Monica ci hanno detto: "Vorremmo raccontarvi una storia, una favola della tradizione buddista", ci siamo subito attivati affinché, grandi e piccini, potessero ascoltarla con noi.

Preparatevi dunque, a sgranare gli occhi, a spalancare le bocche, ad ascoltare musiche da favola in nostra compagnia.
Vi aspettiamo sabato 3 gennaio alle ore 18.00 presso il nostro mondo ... quello di Bò ... che pure vostro è!

Maria Vita Della Monica, giornalista ebolitana,
Maria Vita Della Monica
in questo post comincia a farci assaporare suoni, colori ed atmosfere che permeano le pagine di questo libro. 

Ci sono mondi a noi sconosciuti che si fanno scoprire con intensa leggerezza. Con i loro colori tenui, le parole semplici, i suoni armoniosi, è come se ci prendessero per mano e ci conducessero alla scoperta, non tanto di un mondo nuovo, “altro”, ma di una realtà a noi vicina. Connaturata, sebbene quasi sconosciuta. Probabilmente il “segreto”, la capacità di certe cose, di certe situazioni- e talvolta anche di certe persone-di avvicinarci a quella parte di noi con la quale raramente sappiamo stringere un legame forte, risiede proprio nella semplicità con cui ci indicano la strada della comprensione. Della conoscenza del nostro mondo, di noi stessi. Una strada che noi uomini spesso rifuggiamo o che imbocchiamo solo dopo svolte complicate, percorsi tortuosi, discese e risalite che definire faticose è un eufemismo.
I libri, le parole, le canzoni, i suoni- letti ed ascoltati in momenti particolari della nostra esistenza- sono in grado di assolvere a questo compito. L'immediatezza del loro messaggio, articolato in una manciata di parole o di note, rappresenta spesso il tramite, il ponte teso ad una consapevolezza. Certo, una volta capito un concetto, c'è ancora tanta fatica da fare per metterlo in pratica. Ma questo è un altro discorso. E' il messaggio che rende “importante” una lettura, un ascolto, insomma. Perfino un atteggiamento.
 In un momento storico in cui tutto diventa “evento”, “fenoneno", e in cui anche settori come l'editoria rispondono a precise logiche che, troppo spesso, poco hanno a che fare con la divulgazione di sentimenti ed esperienze, c'è però ancora chi non demorde. Chi, senza pensare a quanto la sua opera potrà vendere o a quale appeal potrà avere sul pubblico dei cosiddetti “fruitori”, decide comunque di raccontare. Di raccontarsi.
Tra questi “coraggiosi” c'è Antonio Pepe, autore di  “Uccello Kankucho”, la raccolta delle più belle fiabe buddiste edita dall'emergente ed altrettanto coraggiosa casa editrice“Marotta & Cafiero” di Scampia, grazie al circuito delle “produzioni dal basso”. Pepe, che è un contrabbassista, compositore ed arrangiatore che da anni pratica il buddismo, ha saputo dare vita ad un lavoro originale che mette insieme musica, narrativa e arte figurativa. E che, soprattutto, fa  dell'intenzione divulgativa di valori universali positivi la sua caratteristica determinante. Facendo suo il significato più classico del termine “fabula”, con “Uccello Kankucho” Pepe vuole lanciare un messaggio di speranza alle giovani generazioni, sempre più minacciate dalla piattezza e dal grigiore dei nostri giorni. 


  Indossando le vesti di un contemporaneo Esopo,  attingendo però dall'antica tradizione buddista che fa della favola uno strumento “didattico” nel senso più vero del termine, Pepe canta e pizzica sulle corde del suo contrabbasso, exempla di grande impatto esistenziale. Non ci sono velleità da “maestro”, però, nella sua opera: il suo è piuttosto il punto di vista di uomo che ha cercato, che ha saputo trovare e che vuole esortare chi legge e ascolta a cercare a sua volta. Cosa ha cercato e cosa ha trovato Pepe, possiamo capirlo leggendo e ascoltando ciascuna delle nove favole, che ha scelto e musicato, dando loro una nuova vita.

In fondo, nel nostro mondo che è fatto di poca sostanza, di poco essere e di troppo apparire, l'unico modo per trovarsi è proprio questo: cercarsi.  Al di là di tutto e di tutti. «Adesso capisco che la ricchezza e la felicità non stanno in un qualche posto lontano e irraggiungibile ma fanno parte della vita.
“Il gioiello riluceva tra le sue mani e in un attimo vide tutto ciò che avrebbe potuto essere: del cibo caldo per il bambino dagli occhi grandi e gentili; vesti per tutti i poveri della città; banchetti sontuosi nei quartieri più poveri; e poi canti, danze, letture, poesie, tutto ciò che rende la vita più bella quando il cibo e le vesti non mancano”. Questi passi, che costituiscono l'epilogo di una delle favole che fanno parte della raccolta firmata da Antonio Pepe, “La gemma nel vestito”, ci aiutano a capire quale sia il senso di tutto il lavoro svolto da Antonio: trasmettere al mondo ciò che ha scoperto di essere, come uomo, attraverso la sua musica. Donare la “gemma” preziosa del proprio sé a chi ancora non ha scoperto di averne una cucita nel proprio “vestito”. Proprio come nella favola fa l'amico ricco con l'amico povero.  Basta solo scoprirle», parola di “Uccello Kankucho”.
Splendide le illustrazioni create ad hoc da Vincenzo Battimelli




























Per il Mondo di Bò .....


                                                          Maria Vita Della Monica







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