Dottoressa Annamaria Ferraro |
Non si fa in tempo a capire appieno il significato
di un termine, che subito ne spunta fuori un altro. Bene, questo accade nell'era
della tecnologia. Abituati, dai media, ma anche dalla propria esperienza
familiare e scolastica, ad interfacciarsi con bulli e bullismo, ecco che ci
ritroviamo a dover affrontare il Cyberbullismo.
Questo termine è utilizzato per indicare azioni aggressive
intenzionali attraverso strumenti elettronici. Telefonate offensive o
minacciose, invio di sms con testi o immagini volgari, diffusione di
informazioni private su un’altra persona, calunnie diffuse tramite mail, chat o
blog, pubblicazioni di filmati o foto su internet. Sono tutti elementi che
rientrano in quello che oggi è considerato un fenomeno dilagante e molto
pericoloso : il Bullismo digitale.
Tale fenomeno sebbene meno diffuso del tradizionale
bullismo coinvolge sempre più preadolescenti e adolescenti.
I “ bulli digitali” svolgono il loro “buon lavoro” online. Tendono cioè, a fare
ciò che nella vita reale non farebbero, scegliendo di usare l’invisibilità per
esprimere il loro potere e dominio che in realtà tale non è, dimenticando anche
che ogni computer lascia sempre e comunque tracce facilmente identificate dalla
polizia postale. Quasi sempre, infatti, le azioni di bullismo digitale, se
denunciate alla polizia postale, possono comportare sanzioni sia penali che
amministrative .
Nel bullismo digitale chiunque, anche chi è vittima
nella vita reale, può diventare un cyberbullo. La mancanza di contatto reale
“io non posso vedere te, così come tu non puoi vedere me” ostacola nel bullo la
comprensione empatica della vittima e della sua sofferenza. Ciò porta evidentemente, a ripercussioni
negative sui ragazzi che subiscono tali attacchi digitali che arrivano alla
vera violenza psicologica .
Tanto che
oggi le agenzie educative, la scuola in primis, stanno affrontando questo
problema con campagne di educazione e sensibilizzazione. E noi genitori ?
Sicuramente non possiamo abdicare al nostro ruolo educativo con il rischio che
i nostri figli possano diventare bulli o
vittime online. Dunque... in
campana!
Per il Mondo di Bò, Annamaria Ferraro
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