"Come fra le quinte di un teatro in disfacimento ecco aggirarsi un anarchico, un venditore di vasi da notte, una donna che non vuole sposarsi, un banditore cieco, una figlia che immagina favole, un padre abile nel distruggerle.
Ma dove sono i vivi e dove i morti? Estella non se
lo dice, perché vorrebbe solo cambiare i destini, invertire il corso di
esistenze desolate, per ridare loro un po’ di calore, come una vita nuova, ora
che l’altra che ha infuriato per anni si è conclusa".
Alento è un borgo abbandonato che sembra rincorrere
l’oblio, e che non vede l’ora di scomparire.
Il paesaggio d’intorno frana ma, soprattutto,
franano le anime dei fantasmi corporali che Estella, la protagonista di questo
intenso e struggente romanzo, cerca di tenere in vita con disperato accudimento,
realizzando la più difficile delle utopie: far coincidere la follia con la
morale.
Voci, dialoghi, storie di un mondo chiuso dove la
ricchezza e la miseria sono impastate con la stessa terra nera. Capricci,
ferocie, crudeltà, memorie e colpe di un paese di “nati morti” che si tormenta
nella sua più greve contraddizione: voler essere strappato alla terra pur
essendone il frutto.
Cade la terra è un romanzo che acceca con la sua
limpida luce gli occhi assonnati dei morti: sembra la luce del tribunale della
storia, ma è soltanto il pietoso tentativo di curare le ferite di un mondo di
“vinti”, anime solitarie a cui non si riesce a dire addio perché la
letteratura, per Carmen Pellegrino, coincide con la loro stessa lingua nutrita
di “cibi grossolani”. Seppellirli per sempre significherebbe rimanere muti.
Ma c’è orgoglio e dignità in queste voci,
soprattutto femminili. Tornano in mente le migliori pagine di Mario La Cava,
Corrado Alvaro e Silvio D’Arzo: prose appenniniche petrose ed evocative, come
di pianto riscacciato in gola, la presa d’atto dell’impossibilità d’ogni epica.
Cade la terra è tassello romanzesco importante della
grande letteratura meridionale novecentesca. Che venga pubblicato ora, in altro
secolo, è solo la dimostrazione che gli orologi non sempre indicano l’ora
esatta.
(Andrea Di Consoli)
Con Carmen Pellegrino "l’abbandonologia"
diviene scienza poetica. Ora questo modo particolare di guardare le rovine, di
cui molto si è parlato sui giornali e su internet, ha il suo romanzo: questo.
Per approfondimenti sull'autrice e il suo romanzo
visita il sito www.cadelaterra.it
L'autrice
Nata a Polla, al confine fra Campania e Basilicata, nel 1977, Carmen si è poi trasferita a Postiglione, un avamposto di provincia, nel Cilento sperso, quello montuoso. Da qualche anno ha fatto dello studio delle cose abbandonate il suo lavoro.
per saperne di più, clicca qui. Carmen Pellegrino.
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